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Tra terra e cielo - le cime di monte zoccolaro e monte pomiciaro

  • Immagine del redattore: La teoria del Fornazzo official
    La teoria del Fornazzo official
  • 25 ago 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 26 lug 2022


Le immagini che vedete sono state registrate tra la fine di febbraio e la fine di maggio, in compagnia di Francesco e di Rosario, che non hanno esitato a venire con me a realizzare questa impresa.

Non è stato semplice finire il lavoro, a causa di vari intoppi che si sono presentati davanti, infatti, la pubblicazione era prevista per metà giugno circa, ma tra mille problemi eccolo che finalmente l'ho finito e l'ho realizzato per tutti voi, così da conoscere questi luoghi e da riflettere ogni volta che vi andrete.

Sembra facile realizzare un documentario, ma non lo è, specialmente quando vorresti parlare di qualcosa e mancano le riprese, o semplicemente registrare la voce, a parer mio la parte più lunga e difficile.


Ho voluto realizzare un documentario diverso, non il solito che racconta le nozioni che ormai sappiamo tutti, e sopratutto far conoscere un luogo che vale la pena vedere e vivere, Monte Pomiciaro, che spero presto sia rivalutato, ma non rovinato dall'essere a troppa portata d'uomo, come spesso capita.


Ricollegarlo alla vita è stato il primo pensiero che ho avuto percorrendo questo sentiero, l'agosto dell'anno scorso, grazie ad Andrea, che ha collaborato alle riflessioni su cui mi sono soffermato nel video.

Subito dopo il documentario sul terremoto mi ero imposto di fare Monte Zoccolaro, ma le rigide temperature invernali non l'hanno permesso, così ho aspettato fin quando non era possibile salire in sicurezza e con minor fatica.

Così un pomeriggio di fine febbraio, con il mio caro amico Francesco, siamo saliti sulla vetta, dove abbiamo goduto del tramonto, che mi ha profondamente colpito, a parte il vento fastidioso che imperversava quel giorno.

Poi, la totale chiusura e ovviamente l'impedimento di poter continuare il documentario, che necessitava di alcune riprese, così alla fine di maggio, dovendo stravolgere tutto il progetto già montato, con Rosario, primo sostenitore di questa mia impresa, già dal primo video di presentazione, in compagnia di Tuono, che ogni tanto si vede nel video, abbiamo ripercorso e ri-filmato tutto da capo, con il timore che a causa del non passaggio della gente per molti mesi avremmo trovato chissà quale condizione, ma le nostre aspettative per fortuna erano troppo eccessive a confronto di quello che abbiamo trovato.

Quel giorno, abbiamo anche scoperto la cima di monte Pomiciaro, dove abbiamo goduto di qualche momento di realx, lontano dagli escursionisti che erano saliti e che qualcuno disturbava un po troppo la quiete, ritornando abbiamo fatto conoscenza con due signore che amano conoscere l'Etna.


Poi iniziando a montare, tra mille problemi ed impedimenti, a fatica sono riuscito a finire ed ecco qui oggi per voi il documentario.


Ecco il testo originale

Quando si va in un luogo, non sempre ci si sente totalmente parte di essi. Eppure dovremmo imparare a viverli, a guardare con gli occhi di ciò che ci circonda, vivere in qualsiasi occasione in un’altra dimensione. Quando ti troverai li, chiudi gli occhi, fai un bel respiro, e dimentica ciò che era, scrivi una nuova pagina di un libro unico e indecifrabile che appartiene solo a te

Sulla strada che collega Zafferana Etnea con il rifugio sapienza, in contrada cassone si prende il bivio che porta la ben segnata indicazione di Monte Pomiciaro, dopo vari tornanti immersi in un fitto bosco si giunge ad un piazzare dove è possibile lasciare i mezzi.

Prima di intraprendere il sentiero una breve scala realizzata con la materia stessa che ci circonda, porta ad un piccolo belvedere da cui la vista spazia dalla sottostante val calanna sino ai monti calabresi, ma non è tutto qui.

Si torna indietro, e dopo un tratto di sterrato, una roccia che porta il simbolo del parco dell’Etna fa da porta al sentiero, immediatamente ci ritroviamo in un fitto bosco, sembra già di vivere in tutt’altro luogo, la vita quotidiana a cui siamo abituati sembra non esistere.

La pendenza è ben marcata, poiché il sentiero si snoda su dislivello di 270 metri per la totale larghezza di circa un chilometro, attenuata però dalle radici degli alberi usate come gradini naturali.

Il Pioppo tremulo cede il posto ai faggi, di cui due di grandi dimensioni regalano qualche attimo di ristoro sotto i loro rami. Qualcuno ha voluto segnare il proprio passaggio da questo luogo incidendone la corteccia.

Il sentiero è facilmente riconoscibile, il terreno in alcuni tratti è affossato e sparsi tra alberi e rocce sono evidenti i segni di pittura.

Qualche piccolo belvedere apre il paesaggio iniziando a far gustare ciò che dalla cima si ammirerà meglio

Salendo ancora, si attenua la pendenza ma si fa più scarsa la presenza degli alberi che lasciano il posto alla ginestra, immancabile nel territorio etneo e alla rosa canina, riconoscibile dalle spine.

Tutto cambia, la fatica del percorso svanisce a quello spettacolo senza pari,la vetta superba dell’Etna si mostra in tutta la sua maestà, incorniciata da quella croce posta dall’azione cattolica nel 1948, chissà quanti escursionisti e appassionati ha visto passare da qui. mi guardo attorno e il paesaggio si spalanca, tutto appare così sconfinato ed io, mi sento ancora più piccolo dinanzi alla maestosità della natura.

La valle del bove si mostra in tutta la sua gtrandezza, tutto l’esatto opposto del mare che gli si apre dinanzi, quasi a sfidarsi su chi ha la meglio.

Tutto in torno uno strano silenzio, che mi fa rendere conto di non essere più laggiù, dove la frenesia e gli impegni della vita quotidiana ci hanno fatto perdere il gusto di scoprire ciò che ci sta attorno.

Cerchiamo di superare la natura, come la sera il cielo si spegne e le nostre città diventano stelle, formando costellazioni che gli astri celesti quasi ci invidiano

Poco distante si trova un luogo meno conosciuto, si tratta della cima di monte pomiciaro, lo si raggiunge imboccando il sentiero che percorre tutto il crinale che chiude la valle del bove, poco dopo si arriva a una piccola prateria, di li a qualche passo si giunge alla cima di monte Pomiciaro, ricoperta da questi arbusti. Qui, distante dall’eventuale arrivo di qualcuno, ripenso al sentiero percorso e quanta somiglianza ha con la vita.

Quando si è piccoli, ci basta quello che vediamo, come nel primo belvedere, ma crescendo ci ritroviamo con sempre più persone accanto, come il bosco, ogni foglia ne è un ricordo, la vita scorre e chi ci sta attorno inizia anche a lasciarci, anche le figure più importanti della nostra vita, come i due grandi faggi.

Quando si è più avanti con l’età, torna qualche pensiero di quando si era bambini, ma con una visione più matura, come i piccoli belvedere che si incontrano durante il percorso.

Giungendo sempre più verso la fine, chi ci sta accanto sono sempre meno, come il bosco che lascia spazio alla ginestra, per poi giungere alla vetta, a quella croce, quell’unione tra la terra e il cielo. Lì, stanchi di una vita intera, possiamo finalmente giungere al meritato riposo, godendo di un paesaggio che appartiene solo a noi.

Chissà quante volte ancora verrò ai piedi di questa croce, per ogni volta rivivere la mia vita, quello che ho vissuto, coi suoi momenti belli e brutti, con quello che dovrò ancora vivere, tutto resterà sempre un eterno mistero, con piedi ben piantati a terra, ma con lo sguardo sempre dritto al cielo.

se vuoi vedere il video, ecco qui il link per Te

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